Red en Defensa del Conocimiento y la Cultura para Todos
 Ir a InicioIr a ContenidosIr a Descargas
buscar:
 
    Contenidos
Acceso al Conocimiento
ACTA- Acuerdos de Libre Comercio
ALBA
Colección de absurdos
Conocimiento libre
Conocimientos y expresiones culturales tradicionales
Cuba
Cultura y Globalización
Derecho de Autor y Creación
Derechos Culturales
Diversidad Cultural
Eventos
Industrias Culturales
Informes 301
Otras de Propiedad Intelectual
Problemática del Derecho de Autor en Foros Internacionales
Robo de cerebros
Sociedad de la Información
Software Libre
 
 

In difesa della conoscenza e la cultura per tutti

Nel mondo di oggi, marcato dalla febbre del consumo e del denaro, è seriamente minacciata la spiritualità dell’essere umano, la sua creatività, la conoscenza accumulata nel corso di migliaia di anni, il ricco mosaico della cultura dalla cui impronta si è formata la specie.
Qualcosa di tanto rilevante non dovrebbe sfuggire dalla protezione delle leggi. Ma gli interessi economici delle transnazionali hanno tergiversato ogni cosa. Ciò che avrebbe dovuto e pretende di servire come protezione alla creazione, è diventato protezione all’investimento, impedendo persino l’esercizio effettivo dei diritti più elementari dell’uomo, come il diritto alla vita, alla conoscenza, alla propria identità, il diritto di partecipare attivamente alla vita spirituale della società.

Attualmente il regime di diritti d’autore vigente non soddisfa le necessità della società e non è in consonanza con le possibilità che lo sviluppo tecnologico offre. Questo sistema si è trasformato in qualcosa che legittima la sottomissione della cultura alle leggi del mercato, favorendo con ciò la dominazione economica e culturale dei popoli.

Il diritto d’autore come diritto umano deve implicitamente portare con sé l’equilibrio fra il diritto dell’autore sulla sua opera e il diritto della società ad averne accesso. Tale equilibrio si è spezzato, non a favore degli autori o della società, ma a favore di chi esercita i diritti a nome degli autori, ossia, degli ogni volta più grandi monopoli dell’industria editoriale e dell’intrattenimento. L’esercizio dei monopoli esclusivi che concede la legislazione di proprietà intellettuale entra frequentemente in contraddizione con l’esercizio di altri diritti umani tanto importanti come il diritto alla salute, alla vita e all’educazione, e questi risultano perdenti.

Dietro un’apparente difesa dei diritti d’autore, gli interessi imprenditoriali fanno sì che gli autori, i governi e la società nel suo complesso rafforzino la legislazione della proprietà intellettuale e alla sua omogenizzazione internazionale, prendendo come riferimento le proposte dei paesi più sviluppati, con l’appoggio degli organismi internazionali che rispondono a tali interessi. In questo modo, la cultura, lo scambio di conoscenza e lo sviluppo si vedono severamente danneggiati.

Includere le norme di proprietà intellettuale negli accordi dell’OMC e nei trattati del libero commercio, costituisce l’ultimo giro di volta, minacciando seriamente la sovranità e la diversità culturale dei popoli. Obbligando gli Stati ad adottare standard di protezione molto elevati e non potendo essi contare con la possibilità di esercitare politiche culturali di protezione effettiva, si garantisce un commercio di prodotti e servizi culturali diseguali e si soffoca lo sviluppo delle espressioni culturali nazionali.

D’altro canto, lo studio dei processi creativi in tutto il mondo dimostra la mancanza di universalità di molti dei concetti e istituzioni create dal diritto d’autore per la protezione della creazione e del godimento dei popoli originari, o la necessità di altre forme di regolazione diverse dai monopoli esclusivi dello sfruttamento sui risultati della creatività. Il sistema vigente, essendo applicato a realtà e momenti tanto diversi, solo ha reso possibile, e persino motivato, l’uso illegittimo e il saccheggio del patrimonio collettivo.

La creazione non si protegge impedendone la diffusione. Norme più rigide non ottengono il risultato di un aumento della creatività. La tecnologia mette al servizio dell’uomo ogni volta più mezzi, e le norme legali si impegnano a proibirli. Devono cambiare i modelli utilizzati, in modo che autori e società siano mutuamente favoriti e le imprese occupino il loro ruolo veicolare, permettendo il dialogo, la conoscenza reciproca. Per proteggere la creazione è necessario garantire spazi, stimoli, incentivi, indipendentemente dal fatto che essa abbia o no successo commerciale. Il risultato perseguito deve essere l’espressione della spiritualità degli uomini e delle donne, di tutti e di ciascuno di essi nella loro infinita diversità.

Nei vari fori internazionali cominciano a farsi evidenti le contraddizioni segnalate e si delineano posizioni contrastanti. Sono nate un considerevole numero di iniziative che hanno come obbiettivo l’uso dei modelli legali più permissivi, che incentivano la solidarietà e la cooperazione invece di proibirla. Principi come il Copyleft, le iniziative di Creative Commons, hanno aperto una strada alla qule si uniscono associazioni professionali, intellettuali, creatori che cominciano a trasformare poco a poco lo scenario internazionale.

I nostri paesi del Sud presentano una problematica più complessa di quella nata altrove dalle nuove tecnologie. Non vi sono stimoli alla creatività senza alfabetizzazione, senza sviluppo educativo, senza salute, senza la soddisfazione delle necessità più perentorie. D’altra parte, nulla di ciò è possibile con il neoliberismo, che lega le braccia agli Stati uniti ogni volta più debilitati, senza politiche pubbliche, specialmente nel campo della cultura.

L’organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale non ha occupato il posto che le corrisponde. Essa dovrebbe stabilire come priorità -più che il rafforzamento del sistema vigente, promosso dai paesi sviluppati e le grandi industrie, e l’assimilazione degli organismi amministrativi e giudiziali degli Stati affinché ne garantiscano l’osservanza- la soluzione dei problemi dello sviluppo, al tempo in cui dovrebbe destinare risorse finanziarie ai progetti che favoriscano la creazione di una ricchezza intellettuale comune, pensata in funzione delle necessità più perentorie dell’umanità.

Tenendo conto di questi principi, il Capitolo Cubano della Rete delle Reti in Difesa dell’Umanità e il Servizio Autonomo della Proprietà Intellettuale della Repubblica Bolivariana del Venezuela, hanno deciso di proporre la costruzione della Rete in Difesa della Cultura e della Conoscenza per Tutti, che avrà i seguenti

obbiettivi strategici:

  1. Formare, sul piano teorico, un pensiero antiegemone integratore in materia di diritti culturali e intellettuali.
  2. Articolare la resistenza attraverso la connessione di persone, istituzioni, mezzi di diffusione, organizzazioni e reti, sensibili a queste problematiche e che permettano di sviluppare la capacità mobilizzatrice necessaria per dare una risposta immediata, attraverso tutte le strade possibili, alle manovre del potere egemone, tanto sul piano nazionale come in quello internazionale.
  3. Articolare la vigilanza sistematica nei differenti fori internazionali (OMPI, UNESCO, OMC, Vertici della Società dell’Informazione e altri) affinché si discutano i temi relativi ai diritti culturali e intellettuali, al fine di promuovere posizioni e azioni comuni in difesa degli interessi dei nostri popoli. A questo scopo, costituire un Osservatorio Mondiale.
  4. Appoggiare le alternative esistenti nell’ambito della cultura libera.
  5. Un supporto all’Alternativa Bolivariana per le Americhe, o a altre esperienza integratrici similari che dovessero sorgere nei nostri paesi del Sud, proposte o progetti viabili che abbiano come obbiettivo principale quello di incentivare le relazioni culturali e il flusso di conoscenza fra i nostri paesi, che stimolino la creatività della società come strada per l’arricchimento del patrimonio culturale, educativo e spirituale dei popoli, al tempo in cui favoriscano l’accesso di tutti ai risultati raggiunti.

Per ottenere questi obbiettivi ci proponiamo quanto segue:

  1. Raccogliere e distribuire materiale di denuncia (in particolare per l’educazione, la scienza e la cultura) sulle conseguenze derivate dal regime di proprietà intellettuale vigente.
  2. Raccogliere e diffondere articoli e studi critici che mettano in evidenza come si è formato il sistema attuale e i meccanismi, alcuni molto sottili, utilizzati dai paesi sviluppati per imporre negli svariati fori la protezione che necessitano per i loro interessi economici, e che aiutino alla comprensione di come stanno realmente le cose i creatori e gli altri attori del processo.
  3. Raccogliere e diffondere le alternative che sorgeranno, come i principi del Copyleft, la conoscenza libera, software libero, arte libera, biblioteche dai contenuti liberi, fra gli altri.
  4. Raccogliere e diffondere il contenuto delle discussioni e le posizioni adottate dalle multinazionali e dai paesi del Nord, e dai difensori degli interessi sociali negli svariti fori, quali il Vertice della Società dell’Informazione, le discussioni in sede all’UNESCO, i rilievi realizzati all’OMPI circa il programma per lo sviluppo, le esigenze relative alla protezione della conoscenza e delle espressioni culturali tradizionali, così come lo sviluppo di incontri alternativi in materia di proprietà intellettuale, creazione di reti, osservatori, ecc.
  5. Promuovere l’elaborazione di articoli, saggi, e altri tipi di indagini o opere che coadiuvino la formazione del pensiero antiegemone in materia di diritti culturali e intellettuali, così come la celebrazione di incontri, laboratori, fori di dibattito, pubblicazioni e azioni divulgative.
  6. Lavorare in consonanza con le proposte viabili ed effettive che permettano l’applicazione di esperienze alternative di diffusione culturale e di conoscenza dei nuovi modelli di integrazione.

Tenendo conto delle diverse aree nelle quali le norme vigenti della proprietà intellettuale hanno generato contraddizioni per la creazione, la diffusione e per la vita culturale in generale e al fine di dare concreto apporto al formarsi di un pensiero integratore in difesa della cultura e della conoscenza, la rete si propone di interconnettere persone, istituzioni, organizzazioni e altre reti, che, da punti di vista e aree tematiche differenti, apportino elementi di dibattito, fra i quali:

  • I difensori della diversità culturale: coloro che aspirano alla salvaguardia delle espressioni culturali dei popoli originari, i difensori delle culture e delle forme espressive in reale pericolo d’essere assorbite dalla cultura egemone, i difensori del cosiddetto patrimonio culturale immateriale, di forme di creazione e appropriazione culturale collettive come le conoscenze tradizionali delle comunità indigene e la problematica degli afrodiscendenti, fra le altre.
  • Coloro che mettono in discussione il sistema vigente partendo dall’attuale sviluppo tecnologico. Persone o gruppi che considerano che il sistema è andato in crisi da quando la tecnologia ha permesso che variassero le regole del gioco, offrendo possibilità sia per la creazione che per la diffusione, le quali non possono né debbono essere regolate in modo tradizionale. Da lì nasce il principio del copyleft e il software libero, poi l’arte libera, le licenze Creative Commons e altre esperienze.
  • Gli artisti che attuano o sostengono un cambiamento nelle forme di creare, influenzato dalle nuove tecnologie ma non relazionato con esse. La nascita della denominata estetica della postproduzione, la presenza ogni volta maggiore dell’appropriazione, la crisi del concetto di originalità, la letteratura ipermediale, l’interattività delle arti visive in generale, le sfide dell’arte digitale dove strumenti e opere preesistenti si mescolano nelle nuove creazioni, e per i quali la rigidità delle norme attuali si sta trasformando in un freno alla creatività.
  • La posizione di promotori culturali, professori, bibliotecari e altri attori che chiedono un maggiore accesso all’informazione e alla conoscenza della difesa degli interessi sociali, e che vedono come le immense potenzialità dello sviluppo tecnologico non possono essere sfruttate per favorire l’educazione e la diffusione della cultura a scala sociale.
  • Le proteste degli attivisti sociali e ricercatori che dal punto di vista etico affrontano il tema dell’appropriazione della conoscenza scientifica e il risultato delle ricerche, criticando aspetti come il segreto, la competitività, e mettono in discussione l’imposizione delle richieste del mercato sulle vere necessità della società.
  • La posizione di intellettuali e artisti che si oppongono alla globalizzazione culturale, all’imposizione di una pseudocultura inscatolata atta a sottomettere la cultura alle regole del mercato, al tempo in cui è utilizzata come mezzo di dominazione.
  • Gli studi di diritto che chiedono un Diritto alla cultura bilanciato, nel quale il diritto d’autore sia riconosciuto all’interno dei diritti culturali nei due sensi: come diritto concesso al creatore e come diritto di accesso della società ai risultati creativi, così come appare stabilito negli strumenti giuridici internazionali.
  • Gli economisti, leader sociali e altri attori che analizzano le implicazioni dei trattati del libero commercio per i paesi sottosviluppati, specificamente gli apparati della proprietà intellettuali diretti impunemente a proteggere gli investimenti delle multinazionali dell’intrattenimento, così come le conseguenze per le culture dei nostri popoli dell’intercambio diseguale di prodotti e servizi culturali che si genera in conseguenza di questi trattati.
  • Gli artisti, creatori e produttori indipendenti che, da modelli alternativi, mettono in discussione le tradizionali catene di produzione e distribuzione delle multinazionali, e cercano nuove forme di intercambio e diffusione che si appoggino ad alternative giuridiche.
  • Qualsiasi altra organizzazione, istituzione o persona che si opponga al pensiero egemone e che sia sensibile ai limiti che le multinazionali e il potere del denaro impongono alla creatività, la cultura, la conoscenza e ai diritti culturali dei popoli.

Se costruire una rete necessita di un lavoro paziente, strutturare un pensiero nuovo attorno alle urgenze che ci mobilitano è qualcosa che coinvolge tutti, più ancora quando si tratta di procedere in un sentiero dal quale solo filtra una tenue luce. Malgrado ciò, ci motiva la convinzione che l’altra strada conduce solo a perpetrare l’esclusione e la diseguaglianza che segrega e impoverisce i popoli.

Ricordiamo allora Simón Rodríguez con questa frase, tante volte citata dal Presidente Hugo Chávez: “Inventiamo o sbagliamo”. Noi popoli del Sud, sulla strada degli errori abbiamo già perso molto terreno, assumendo come valido ciò che è escludente e reazionario nel pensiero del Nord, o tentando, e persino giustificando un presunto pensiero autonomo che parte da quelle medesime strutture. Si tratta di creare un pensiero nuovo, che pone interrogativi, ribelle, che non sia legato a istituzioni che nell’essenza non abbracciano l’etica umanista; un pensiero che affondi le radici nella società di oggi e che si stabilisca nella pratica delle nostre realtà quotidiane.

Presentando questo documento, i promotori lanciano un appello affinché si uniscono a loro tutte le persone, istituzioni, organizzazioni e movimenti che condividono la Dichiarazione di principi e gli Obbiettivi espressi. Chi fosse d’accordo è altresì invitato a diffondere questo progetto in tutti i modi possibili. Le adesioni possono essere inviate a: porlacultura@icaic.cu

Traduzione perlumanita.it di Marina Minicuci

Caracas, 18 novembre 2005.